«Il socialismo femminista nel cuore del Venezuela». Intervista con Dinorah Requena
Geraldina Colotti
«Il 25 ottobre 2008, Chávez ha piantato il socialismo femminista nel cuore del Venezuela». Intervista con Dinorah Requena
Dinorah Requena, vicepresidenta del Consiglio legislativo dello Stato di Anzoategui, vicepresidenta delle donne del Partito socialista unito del Venezuela (PSUV), si definisce una militante del socialismo femminista popolare chavista. Le abbiamo chiesto di parlarci della campagna elettorale per le parlamentari del 6 dicembre e del suo impegno per la costruzione dello Stato comunale, ricordando il 25 ottobre 2008 quando Hugo Chávez si dichiarò femminista e pose il dibattito sulla lotta al patriarcato al centro del paese.
Qual è stata la tua militanza femminista? Come hai acquisito coscienza di genere e cosa ha significato per te in pratica?
La militanza è il mio modo di vivere che deriva dalla comprensione, organizzazione e coscienza degli ideali in cui credo. Quando studiavo psicologia all’Università Centrale, ho conosciuto diverse femministe, insieme a un compagno ho scritto una tesi sull’influenza che hanno i messaggi sessisti dei genitori sugli adolescenti. Più tardi, ho incontrato Marelis Pérez e Nora Castañeda, ma non avevo ancora pienamente compreso il senso della lotta antipatriarcale. Quando sono stata deputata all’Assemblea nazionale nel 2006, ho iniziato a frequentare il collettivo Araña Feminista, ho incontrato Maria León, che per tutti è la Leona di Chávez e ho partecipato alla Commissione della donna. Ho studiato, ho partecipato agli incontri, ho ascoltato le altre sorelle, ho contribuito a far approvare la Legge sul diritto a una vita libera dalla violenza. Ho partecipato alla costruzione della legge sull’uguaglianza di genere. Comprendere la sorellanza, l’uguaglianza senza discriminazioni e il rispetto per la diversità multiculturale è essenziale per la coscienza di genere. La mia pratica quotidiana è quella di tradurre questa consapevolezza nelle lotte per la parità politica, per la giustizia di genere, per combattere il patriarcato e il capitalismo, per esigere la partecipazione piena ai processi decisionali, all’amministrazione del bilancio, per rendere visibili le nostre proposte socialiste femministe popolari.
Cosa ricordi del giorno in cui Chávez si dichiarò femminista? Com’è arrivato a quella consapevolezza?
La nostra lotta, che la Leona ha trasmesso con amorosa forza e determinazione al Comandante lo ha reso consapevole di quanto fosse centrale il ruolo delle donne nella storia e nel presente, nella sua vita politica come in quella di Bolivar. Il Comandante, come sempre, ha ascoltato. E ci ha sorpreso per la profondità con cui ha studiato la questione, per come si è immerso nella conoscenza e valorizzazione della nostra genealogia composta dalle donne eccezionali dei nostri popoli nativi. La sua voglia di capire a fondo come trasformare la società per il socialismo, gli hanno fatto lettere gli scritti di Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Flora Tristán, le rivoluzionarie María Comandanta Inés, Argelia Laya… tante femministe che lo hanno anche reso cosciente dell’importanza che ha avuto la nonna Mama Rosa nella sua formazione.
Come si manifesta il femminismo nella costruzione del potere popolare della Comuna?
Accompagna sempre l’impegno per la partecipazione, per l’uguaglianza, per la coscienza della Patria Madre in Venezuela. Il lascito vitale delle nonne, delle madri che vive in ciò che costruiamo ogni giorno, alimenta l’uragano femminista, come piaceva dire a Chávez. Coltiviamo questa eredità, che si rinnova con le politiche femministe del presidente Maduro e nella lotta comune per distruggere il patriarcato e il capitalismo e costruire il bene collettivo in base a una nuova spiritualità proveniente dalla nostra storia. L’unità, il riconoscimento di tutte è vitale nella Comuna, per costruire un programma di lavoro che integri una visione di genere alle politiche di gestione pubblica.
Anzoategui è un territorio ricco di figure femminili che sono state protagoniste della resistenza anticoloniale e anche della guerriglia contro le democrazie camuffate della IV Repubblica. Quanto è importante valorizzare questi percorsi per costruire il presente?
Quelle sorelle sono i nostri punti di forza, sapere come hanno vissuto, come hanno organizzato le lotte e la guerriglia donne come Eulalia Buroz, Juana Ramirez La Avanzadora, Josefa Camejo, Apacuana, Orocomay, Guiomar de Buria, Manuela Sáenz, è fondamentale. Le guerrigliere della nostra America sono l’esempio più vicino per approfondire le nuove forme di partecipazione. Ora nella Rivoluzione Bolivariana Chavista continuiamo a rilanciare il portato di quelle lotte nei territori, nella sfera economica, militare, politica, sociale, culturale, educativa e organizzativa. La maggiore partecipazione delle donne è visibile e rilevante, ma c’è ancora del cammino da compiere quanto alla loro partecipazione nei processi decisionali.
Come stai organizzando la campagna elettorale?
Come Comando di Campagna dei Movimenti di Donne, ci stiamo unendo per denunciare la situazione del bloqueo, tutte le azioni dell’impero e dei suoi lacchè, che colpiscono maggiormente le donne. Abbiamo cercato di accompagnare le candidate e i candidati rivoluzionari che stanno per recuperare l’Assemblea nazionale per renderla uno spazio politico popolare in cui tutte tutti possiamo esprimere le nostre proposte di lotte socialiste femministe popolari. Stiamo costruendo un’unità organizzativa inclusiva per essere ascoltate, analizzare le nuove forme di partecipazione legislativa, valorizzare il parlamento comunale. Con gioia stiamo analizzando tutte le proposte delle donne.
Alcuni compagni sono critici verso la Legge anti-bloqueo, recentemente approvata dall’Assemblea Nazionale Costituente. Qual è la tua opinione?
La legge anti-bloqueo è uno strumento ampio per riuscire a fermare la devastazione della nostra economia e poter garantire la protezione sociale del nostro popolo. È una nuova concezione dell’esercizio sovrano del governo del presidente chavista Nicolás Maduro Moros per fare in situazione d’emergenza proposte economiche, finanziarie commerciali, di fronte all’imperialismo che agisce contro le nostre ricchezze, i nostri conti e impedisce l’acquisto di medicine e alimenti in diversi paesi. Dobbiamo costruire nuove alleanze e utilizzare forme digitali non governate dal dollaro e dai potenti del mondo. La Legge è temporanea e costruirà nuovi equilibri per tutelare i salari, l’equa distribuzione della produzione e continuare ad approfondire la tutela di tutto il popolo con diverse forme di produzione e distribuzione della ricchezza in base alle esigenze. Si tratta di valorizzare la nostra ricchezza, recuperare l’industria petrolifera e altre industrie per il benessere collettivo secondo le esigenze di ogni persona e di tutte e tutti, per costruire una nuova umanità.